Variazioni delle rimanenze dei prodotti in corso di lavorazione, semilavorati e finiti

Voce A.2 del Conto Economico del Bilancio Civilistico.
La voce include le variazioni positive (rimanenze finali maggiori di quelle iniziali) o negative (rimanenze finali minori di quelle iniziali) delle rimanenze di prodotti in corso di lavorazione, semilavorati e finiti.

Mentre le rimanenze finali di ogni anno vanno inserite nello stato patrimoniale, le variazioni delle rimanenze (cioè quanto aumentano o diminuiscono) vanno inserite in questa voce del conto economico.
Le variazioni, se positive (rimanenze finali maggiori delle rimanenze iniziali), incrementano il valore della produzione e quindi migliorano i risultati economici; se negative (rimanenze finali minori delle rimanenze iniziali) riducono il valore della produzione e quindi peggiorano i risultati economici.

Le rimanze finali di prodotti finiti sono dei beni per i quali sono stati sostenuti costi nell’esercizio corrente ma i cui ricavi verranno realizzati nell’esercizio successivo. I costi sostenuti per questi beni vanno quindi ‘stornati’ e ‘passati’ all’esercizio successivo. Il valore finale delle rimanze di prodotti finiti rappresenta quindi un costo da attribuire all’esercizio successivo (come se ‘vendessimo’ beni all’esercizio successivo, trasferendone il relativo costo): costituisce quindi una componente positiva del conto economico dell’esercizio corrente .
Le rimanze iniziali di prodotti finiti sono dei beni acquisiti dall’esercizio precedente e venduti nel corso dell’esercizio corrente. Il loro costo deve essere quindi ‘attribuito’ all’esercizio corrente. Le rimanenze iniziali di prodotti finiti rappresentano quindi un costo di competenza dell’esercizio corrnte (ossia una componente negativa di reddito).
Quindi:
a) se la variazione del magazzino prodotti finiti è positiva –> lo storno dei relativi costi è superiore al costo delle rimanenze iniziali (acquisite dall’esercizio precedente) –> minori costi (nella voce A2 l’importo comparirà con segno ‘+’, ossia un minor costo);
b) se la variazione del magazzino prodotti finiti è negativa –> lo storno dei relativi costi è inferiore al costo dei beni acquisiti dall’esercizio precedente –> maggiori costi (nella voce A2 l’importo comparirà con segno ‘-‘);

Esempio
Siamo partiti all’inizio dell’anno con un magazzino iniziale di prodotti finiti di 5.000 euro; durante l’anno abbiamo venduto prodotti per 100.000 euro e a fine anno ci troviamo in magazzino prodotti finiti non ancora venduti per 8.000 euro. Il magazzino di prodotti finiti è quindi cresciuto di 3.000 euro.
In conto economico dovranno essere imputati 5.000 euro di costi (rimanenze iniziali = costo di prodotti venduti nell’esercizio corrente) e dovrano essere stornati 8.000 euro di costi di prodotti non ancora venduti (rimanenze finali). Nella voce A2 verrà quindi inserito il seguente importo: 8.000 – 5.000 = +3.000 euro (aumento del valore del magazzino).
Il valore della produzione sarà pari a: vendite + variazione magazzino prodotti finiti = vendite + (rimanenze finali – rimanenze iniziali) = 100.000 + (8.000 – 5.000) = 100.000 + 3.000 = 103.000

La voce è influenzata anche dalle variazioni del valore unitario dei prodotti e semilavorati determinate confrontando il loro costo con il valore di realizzazione desumibile dall’andamento del mercato (art. 2426 n. 9, Cod. civ.).
Occorre considerare sia le svalutazioni rispetto al costo sia i successivi ripristini di valore entro i limiti del costo. Sono escluse le svalutazioni di natura straordinaria.

Attenzione!
L’eccessiva valutazione delle rimanenze finali (e quindi l’inserimento in Conto Economico di una rilevante variazione positiva delle rimanenze) può nascondere il tentivo di occultare perdite, con l’effetto anche di ‘annacquare il capitale’ (valutazione in eccesso rispetto alla sua reale consistenza). Per capire eventuali manipolazioni è utile valutare il rapporto percentuale con il fatturato.